Notizie Radicali
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  domenica 28 agosto 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Il silenzio e l’assenza di un’Europa che non c’è

di Gualtiero Vecellio

Il grido di dolore questa volta viene da Giuliano Amato, che ne scrive in prima pagina sul “Sole 24 Ore” di domenica: “Europa, se ci sei batti un colpo”, esorta con espressione retorica. C’è un silenzio inspiegabile, osserva Amato; e annota: “Neppure il sostenitore più appassionato delle nostre istituzioni comuni può esimersi oggi dal notare il loro silenzio davanti all’inquietudine e alla vera e propria angoscia degli europei alle prese con quell’incubo senza uscita che sta diventando per loro il problema del petrolio…”.


Amato ha ragione, c’è un silenzio assordante, una miopia sconcertante. Che non si avverta la necessità, l’urgenza, l’importanza di proporre qualcosa su questa essenziale questione che riguarda tutti e buona parte del nostro presente e futuro, ha dell’inquietante. La questione energetica, le fonti e le risorse, quali opzioni e scelte è opportuno mettere in cantiere per ridurre la dipendenza dal petrolio, dovrebbe essere materia di riflessione, dibattito, confronto. Nulla, invece.


Ma non è un nulla solo su questo. Tutti noi sappiamo che in un futuro che sempre più sta diventando presente, la partita si giocherà a Est: Cina, India, quelle che un tempo si chiamavano “tigri asiatiche”, Russia. E aree del mondo sperdute e di cui a malapena si conosceva il nome, acquistano e sempre più acquisteranno, un ruolo chiave. Si sta ridisegnando, non sappiamo con quale esito, la nuova mappa del potere geo-politico. Anche in questo caso si può ben dire: Europa se ci sei, batti un colpo”.


Ma il silenzio, l’assenza, l’indifferenza, l’impotenza, riguardano anche il Medio Oriente: nessuna proposta, nessuna influenza, nessun piano e progetto per aiutare Ariel Sharon e Abu Mazen nei loro sforzi per una convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi; totale rinuncia per quel che riguarda l’Irak, ma silenzio per quel che continua ad accadere in Europa stessa (la Cecenia), o in Africa (i massacri di intere popolazioni falcidiate da fame, malattie, epidemie). Tra qualche giorno si voterà in Egitto: elezioni che sono molto lontane dal nostro concetto di consultazione democratica, ma è pur vero che per la prima volta Hosni Mubarak non è l’unico candidato da votare, ce ne sono altri quattro in lizza; e chissà che l’elettore egiziano ci prenda gusto, nella possibilità di scegliere. Una strada appena cominciata, ma sono gli Stati Uniti d’America a premere e condizionare per esempio i due miliardi di dollari in aiuti a progressivi spazi di libertà e democrazia. Nessuno può dire dove porterà questa scommessa, e Mubarak fa di tutto perché si cambi lasciando tutto inalterato; resta il fatto che l’Europa è assente/indifferente di fronte a questo e ad altri processi in corso. Di esempi di questa assenza/indifferenza se ne potrebbero fare tanti altri, ancora.

Né il prossimo futuro autorizza ottimismi. Dopo il sonoro NO alla Costituzione Europea di Francia e Olanda, sembra che si sia in attesa, prima di qualsiasi mossa, che a Parigi Jacques Chirac ceda la poltrona all’attuale ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy; e che si voti in Germania, dove si profila una vittoria della candidata della CDU Angela Merkel. Solo allora le cancellerie di Londra, Berlino e Parigi, si rimetteranno in moto. Per inciso: della contrarietà della Merkel all’ingresso della Turchia nell’Unione europea si sa; e Parigi si sta allineando, Chirac ha minacciato di porre il veto all’avvio dei negoziati con Ankara. Insomma, tutta in salita, la strada.


Come si vede, l’Europa si divide tra un tanto non fare, e un poco fare male. “E’ oggi e qui che la leadership europea deve dimostrare di esserlo”, ammonisce Amato. Ha ragione, naturalmente. Ma come si può dimostrare di essere qualcosa che non si è, e soprattutto neppure si vuole e si sa essere?